“…É una pagina di storia che fa parte della nostra vita, dobbiamo assolutamente conoscerla, ma non va solo sfogliata in quell’istante e dimenticata”.
Esordiamo unanimi cosi, durante il nostro viaggio verso la Sicilia. Il terzo giorno di permanenza a Collesano, paese della provincia di Palermo, girovagando di qua e di là, tra spiagge e borghi fascinosi, saliva l’ansia e l’emozione di questo famigerato appuntamento: avremmo raggiunto il giorno seguente un caro amico che ci avrebbe fatto da Cicerone insieme alla sua famiglia, in visita a Palermo.
Ci alziamo di buon’ora, entusiasti e felici. Inizia la nostra giornata con una ricca colazione in un bar rinomato di Palermo, e tra un cannolo ed una brioche alla ricotta, anche il solito caffè aveva un sapore diverso. Gaetano, sua moglie e le due figlie, ci guidano alla scoperta della città: un luogo che inizialmente ti “stordisce” per il caos urbano, il vociare tra i vicoletti, il suo “modus vivendi” in alcuni quartieri ma, ben presto, ti entra dentro il cuore e ti affascina, per la genuinità e la semplicità degli abitanti, il buon cibo e la ricchezza di una città piena di storia.
L’emozione più grande ce la riserviamo nella seconda parte della giornata, per darle un senso profondo, diverso, e cosi, ci fermiamo per un pranzo “veloce”, consumato in una trattoria del borgo marinaro di Sferracavallo, vicino alla rinomata spiaggia di Mondello – molto “spartano” come ambiente – ma di ottima cucina, in un connubio di tradizioni e di piatti culinari, rigorosamente siciliani. Anche questa sosta aveva il suo fascino: terrazzino sul mare, pesce pescato del giorno, piatti prelibati e, soprattutto, accoglienza calorosa, familiare e gentile. Durante il tragitto in macchina, mentre ci avviciniamo sull’autostrada Palermo – Trapani, scorgi a distanza due Stele erette ed imponenti, che ricordano la strage di Falcone, mentre poco in alto sulla montagna si vede scritto a caratteri cubitali su di una piccola casupola bianca “NO MAFIA”. Ti rendi conto solo in quel momento, che ciò che stai osservando, quel luogo che stai pestando, è quel luogo che hai visto solo nei documentari, e ora, eravamo lì, a “toccare con mano” il dolore dei siciliani e di tutti coloro che amavano Falcone.
Gaetano era coinvolgente e affascinante nei suoi racconti, a tratti occhi lucidi e voce rotta dall’emozione: “Il 23 maggio 1992, precisamente alle 17:57 morivano per mano della mafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di P.S Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La mafia, all’epoca, uccideva per strada, senza guardare in faccia nessuno; la stessa mafia che voleva costringere lo Stato ad arrivare ad un compromesso. Nel mirino c’erano soprattutto giudici, politici, forze dell’ordine. Erano anni duri, tristi, pieni di paura per tutti. Con la morte di Falcone sembra che la mafia abbia vinto, e invece no. La mafia, nonostante abbia colpito ancora con la morte di Borsellino, non ha vinto, anzi, ha dato più consapevolezza e forza alla gente “sana”, a chi non si piega ai comportamenti e alla mentalità mafiosa. Una “forma mentis”, oggi, di riscatto della società civile”.
Gaetano, ci guida alla visita del Giardino della Memoria, un parco con alberi e panchine, alle spalle delle due stele poste sull’autostrada. Un pezzetto di giardino con i nomi delle vittime, ci commuove ulteriormente e, nel mentre ci illustra anche la galleria sotto la strada dove venne posizionato il tritolo, continua nel suo racconto con passione e rabbia, anche perché molta di quella gente che ha contribuito ad uccidere i nostri eroi, lui li conosceva direttamente: “Noi siciliani ci impegniamo ogni giorno nella lotta contro la criminalità. La morte di Falcone non è stata vana e non ha fatto prevalere la paura e la sfiducia; noi la testa non l’abbassiamo. Una società civile, ribadisco, che a tale brutalità ha risposto fin da subito, in concomitanza con lo Stato, all’acquisizione di consapevolezza che tale evento umano può essere combattuto”.
Gaetano prende fiato. Si ferma un po’, abbassa la testa, poi alza uno sguardo deciso e fermo su un pensiero: “La memoria di questi due grandi uomini continua ad accompagnarci e i siciliani lo dimostrano ricordando il loro sacrificio e il loro impegno, attraverso vari eventi e manifestazioni, oltre ad incontri formativi – informativi e di sensibilizzazione alla legalità, anche e soprattutto nell’ambiente scolastico”.
Salutiamo quella “Terra Santa” e attraversiamo la città di Palermo per l’ultimo step di una lunga e proficua giornata, fatta di emozioni che è difficile spiegare con le parole, ma sono emozioni che senti dentro e non dimentichi più. Gaetano ci porta presso la Caserma Pietro Lungaro, dove è custodita la Croma Bianca, guidata nella strage, da Falcone. Dopo circa 25 anni, nel 2017, la macchina ha fatto ritorno a Palermo. E’ contenuta in una teca dove è stata sottoposta ad un restauro conservativo per permettere a tutti di visitarla.
Qui, i nostri occhi e il nostro capo chino sulla teca, per dare sfogo ad un pianto silenzioso e personale – trattenuto spesso in vari momenti della giornata – e dire GRAZIE ad un Eroe che ha protetto e salvato la vita di molti, sacrificando se stesso.
Ritorniamo da questo viaggio più ricchi: si, una vacanza di piacere, di momenti rilassanti, giocosi, sicuramente…ma questa volta una vacanza diversa e ricca di cultura, sapere e storia. Quel pezzo di storia che va raccontata alle nuove generazioni, ricordando a questi ultimi di quanto la vita vada vissuta con senso profondo, professando i valori dell’onestà, della giustizia e della verità sempre, anche se c’è un prezzo da pagare.
“E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una sola volta”
Testo di Anna Capalbo
Foto di Isabella Bello
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tweezit
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